Uno degli argomenti più discussi degli ultimi tempi è sicuramente quello delle criptovalute e dei bitcoin; un argomento dalle mille facce ma da nessuna verità; oggi vogliamo sfatare i luoghi comuni e le frasi fatte che destano nel pubblico verità poco scientifiche. Per farlo riportiamo l’intervista di Ferdinando Ametrano, professore di bitcoin e blockchain al Politecnico di Milano e tra i più autorevoli studiosi di cripto-finanza in Europa.
1° Domanda: Il bitcoin era una bolla ed è esplosa”.
R: “Non è proprio esatto è la prima affermazione del professor; un bitcoin vale 7 volte di più di quanto valeva 11 mesi fa, quindi non è tecnicamente “esploso”. Ovviamente era arrivato a 20 mila dollari, ed è sceso: ma questo fa parte della volatilità tipica di quando sul mercato arriva qualcosa di totalmente nuovo, che si fa fatica a mettere a fuoco”.
2° Domanda: i bitcoin erano nati come moneta virtuale, ora sono diventati un asset speculativo. Si può dire che abbiano perso la loro funzione originaria.
R: Il“Bitcoin si può definire l’equivalente digitale dell’oro. Come l’oro “fisico” a suo tempo, può essere usato per i pagamenti, ma non è il suo utilizzo ideale. Chi ha comprato a suo tempo due pizze con 10mila bitcoin oggi se ne pente.
3° Domanda: la blockchain può esistere anche senza bitcoin. Anzi anche i privati possono farsi la loro, a cominciare dalla banche.
R: “Falso anche qui. La tecnologia blockchain richiede intrinsecamente un asset digitale nativo. Per poter raggiungere il consenso su un registro distribuito, occorrono incentivi economici affinché i nodi della rete siano onesti, altrimenti non si raggiunge il consenso per via degli insormontabili problemi di computer science. Di conseguenza è velleitario pensare a una blockchain senza bitcoin o senza un asset nativo che abbia valore economico e copra questo costo intrinseco. Viceversa è possibile immaginare una blockchain che vada oltre i bitcoin e possa essere utilizzata per applicazioni diverse”.
4° Domanda: c’è chi afferma che la tecnologia dei bitcoin è obsoleta.
R: “Il protocollo bitcoin l’anno scorso ha avuto un importante upgrade, chiamato Segregated Witness, che ha corretto dei bug architetturali e lo ha reso più sicuro; di questo ne beneficia anche la tecnologia blockchain”.
5° Domanda: è vero che il futuro sono le Ico”?
R: “Le Ico hanno un potenziale molto interessante: rappresentano uno strumento di raccolta di capitale che disintermedia i venture capital e consente agli investitori di liquidare (o acquisire) partecipazioni in aziende tramite contrattazioni sul mercato secondario, in maniera molto più fluida rispetto ai processi tradizionali. Detto ciò si sono presentate finora con un aspetto fondamentalmente fraudolento. Sono gettoni digitali che spesso non sono limitati nella quantità e non hanno sempre un’utilità applicativa all’interno del progetto imprenditoriale. E anche quando hanno utilità applicativa, quel ruolo potrebbe essere svolto da bitcoin o da altre crittovalute. Senza contare che non concedono agli investitori alcuna tutela: tentano semplicemente di sfruttare l’euforia speculativa dei bitcoin”.
6° Domanda: “Il bitcoin costa tanto: meglio puntare su una criptovaluta più economica.
R: “Errato, si può acquistare anche solo una frazione di bitcoin. Il treno bitcoin sta partendo adesso: meglio salire su questo treno ad alta velocità
7° Domanda: “I premi Nobel sconsigliano di investire in bitcoin: alcuni si spingono a definirlo una truffa”.
R: “Tra i detrattori ci sono i Nobel Paul Krugman e Joseph Stiglitz. Krugman è lo stesso che aveva detto che l’impatto di internet sull’economia sarebbe stato paragonabile a quello del fax. Il fatto di essere intelligente su alcuni argomenti non lo rende impeccabile a 360 gradi. E Stiglitz un anno prima della grande crisi del 2007 aveva detto che i due colossi del credito immobiliare americano Fannie Mae e Freddie Mac non potevano fallire: sappiamo com’è andata a finire”.